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Carmine Esposito a NSN: "Azzurri fortissimi. Ero del Napoli, poi…"

L’ex attaccante di Empoli e Fiorentina rilascia importanti dichiarazioni sul momento attuale del team partenopeo e vari aneddoti sul suo passato agonistico

 

Un calciatore tecnico ed estremamente veloce che ha avuto l’opportunità si condividere lo spogliatoio con fuoriclasse del calibro di Batistuta e Rui Costa, senza mai dimenticare le proprie origini, la sua gente. 

Ad Empoli ha avuto l’occasione di esordire in Serie A, ed ora allena gli Allievi Nazionali del club di patron Corsi. Ma per lui Napoli è Napoli, ogni paragone è privo di fondamenta: Carmine Esposito, un figlio della nostra città che ha trovato la fortuna lontano da casa, ma che fu vicinissimo all’azzurro.

L’immeritata sconfitta di Torino può incidere sul resto della stagione dei partenopei? “Per il sottoscritto il Napoli esce rafforzato dallo Stadium. L’unico errore è aver imposto il proprio gioco solo per la prima parte del match. E’ una partita che permetterà agli uomini di Sarri di fare esperienza. Ora testa a Villarreal e Milan: sono due team forti, ma gli azzurri lo sono di più. L’accoglienza ricevuta a Capodichino al rientro dal Piemonte ha del clamoroso. Solo questa città è in grado di regalare tali emozioni”.

Cos’è mancato a Higuain&Co. nella tana bianconera? “Solo un pizzico di coraggio. L’argentino era molto nervoso, non è stato supportato a dovere da Insigne e Callejon, che però si sono sacrificati molto in fase difensiva. Hamsik è colui che ha dato meno tra i 22 in campo. La differenza l’hanno fatta i cambi: la panchina juventina è superiore alla nostra”.

Cosa rappresenta per lei l’azzurro? “E’ tutta la mia vita. Il cielo di Napoli, il mare di Partenope. Ai tempi della Primavera, ebbi la fortuna di allenarmi con Maradona. Al primo incontro, Diego mi diede un bacio sulla fronte e mi disse che se fossi nato in Argentina sarei stato forte quanto lui. Lo raccontai ai miei parenti: tutti mi vollero baciare sul punto in cui il più grande di sempre pose le sue labbra. Scene da brividi!”.

Cosa ha provato dopo la sua rete al San Paolo? “Una gioia immensa, in quanto fu la mia prima marcatura in massima serie, ma non potevo esultare contro la mia squadra del cuore. Perdemmo 2-1, ma il Napoli quall’anno retrocesse. La stagione successiva ero praticamente un calciatore azzurro, ma qualcosa andò storto. Giocavo in una Fiorentina stratosferica, ma l’ultimo giorno del mercato invernale Cecchi Gori accolse le mie preghiere e mi vendette al Napoli. Ero al settimo cielo! Lasciavo la Viola per coronare il mio sogno, scendere di categoria era l’ultimo dei miei problemi. Ero in viaggio verso la Campania, quando a Valmontone ricevetti una chiamata che mi gelò il sangue: era un dirigente toscano. Mi disse che il patron fece saltare la trattativa in quanto Ferlaino chiese di pagare il mio cartellino in maniera dilazionata, mentre Vittorio pretendeva tutto e subito. Fu un duro colpo: indossare la casacca azzurra era tutto per me!”.

Il suo saluto al popolo partenopeo? “Abbraccio tutti i supporters. Spero di vivere con loro l’emozione di un nuovo scudetto, ma seppur non dovessimo riuscirci quest’anno, sono certo che nell’immediato futuro ci toglieremo grandi soddisfazioni. Siamo napoletani, meritiamo qualcosa d’importante”.

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