Le Sette opere di Misericordia eseguito da Caravaggio e i pellegrini nasconde un poco noto primato napoletano che nasce alle soglie del 600.
CULTURA NAPOLETANA – Il dipinto le Sette opere di Misericordia eseguito da Caravaggio a Napoli nel corso del suo primo soggiorno napoletano è tra le tele più importanti del pittore ed ha influenzato intere generazioni di artisti locali. La sua grande capacità creativa e la sua energia innovativa seppero proporsi come fonte d’acqua viva nell’ambiente pittorico partenopeo, dove egli trovò i suoi nuovi e più motivati seguaci.
I suoi quadri realizzati nella capitale vicereale produssero sull’ambiente artistico conseguenze immediate, profonde e durature. Egli giunse in città al culmine della sua maturità, dopo aver penetrato le ragioni più autentiche del cristianesimo e nei suoi schemi compositivi, spesso rifiutati dai committenti perché ritenuti poco decorosi, gli eroi sono gli umili, i vinti, la gente della strada. Caravaggio nelle sue opere, col pretesto dell’iconografia religiosa, si compiace di rappresentarci il dramma della condizione umana.
Caravaggio e le Sette opere di Misericordia
Il 9 gennaio del 1607, tra lo stupore e l’ammirazione generale, cade il telone che ricopriva le Sette Opere di Misericordia nella chiesa del Pio Monte, opera memorabile nella quale convivono la più disperata visione di un’umanità elementare associata ad una fedele rappresentazione didascalica dei precetti morali della Chiesa.
Un poco noto primato napoletano
La grande pala d’altare fotografa la vita nella città seicentesca e ci rammenta un poco noto primato napoletano.
Il Seicento viene ricordato come un secolo buio, segnato da una crisi economica strisciante e da precarie condizioni di vita per la numerosa popolazione. Lo Stato è lontano e sordo alle esigenze dei cittadini, essendo la gloriosa capitale un vice regno, amministrato dagli spagnoli unicamente con l’obiettivo di trarne risorse per la loro politica imperiale.
Necessita perciò un’azione vicaria da parte della nobiltà e dei ricchi, basata su un imperativo etico che i napoletani non lasciano inascoltato. Sorgono perciò, già nel Cinquecento, numerose istituzioni caritatevoli che si propongono di aiutare i più bisognosi, prestando denaro su pegno, i tanti Banchi che confluiranno poi nel Banco di Napoli o i Pellegrini, che ospitano e curano tutti coloro che si spostano verso Roma ed altri luoghi di fede ed anche in campo sanitario con gli Incurabili sorgerà un ospedale efficiente invidiato per secoli anche all’estero.
I Pellegrini
Nel Seicento a Napoli, come abbiamo visto, l’emergenza della povertà era grave, i malati e derelitti potevano sperare unicamente sull’aiuto che nobili disinteressati ed animati da pietà cristiana portavano loro attraverso sodalizi, molti dei quali giunti fino ai nostri giorni. L’ Arciconfraternita dei Pellegrini fu fondata da sei artigiani nel 1578 e nello statuto ci si ispirava ai nuovi principi caritatevoli promulgati da San Filippo Neri, il quale nel 1548 aveva fondato a Roma la Confraternita dei pellegrini e dei convalescenti.
La prima sede fu in Sant’Arcangelo a Baiano, la successiva in San Pietro da Aram ed infine ci si trasferì sui poderi alla Pignasecca di Camillo Pignatelli di Monteleone, nipote di Fabrizio Pignatelli, che aveva già fondato sul suo suolo un ospedale per pellegrini con annessa una piccola chiesa.
Negli anni le strutture murarie hanno subito vasti ampliamenti fino alla fine del Settecento vedendo all’opera generazioni di architetti.
Una visita allo straordinario complesso rappresenta un’eccitante avventura dello spirito e ci conferma un poco noto primato di Napoli, che è stata sempre in prima fila nel soccorrere i meno fortunati.
I primati di Napoli Racconti e aneddoti sulla storia di Napoli
fonte: AA.VV. Achille della Ragione, manuale dell’arte Argan