L’ex allenatore si sofferma sull’attuale situazione del campionato, esalta la Lazio del ’74 e non risparmia critiche a Sarri e Spalletti.
Aldo Agroppi, ex allenatore e commentatore calcistico di lunga data, ha scatenato il dibattito calcistico italiano con le sue dichiarazioni durante l’ultimo intervento nella trasmissione “Zona Caicedo” su Radio Laziale. Con il consueto stile diretto e senza peli sulla lingua, Agroppi ha espresso il suo parere su una serie di temi scottanti riguardanti il calcio italiano.
Un inizio di campionato da valutare con cautela
Commentando le prime tre giornate del campionato, Agroppi ha mantenuto un tono scettico: “Non possiamo ancora giudicare. È troppo presto per fare analisi definitive. Anche se tutte le squadre pensano di aver lavorato bene, solo con il tempo vedremo gli errori reali. Attualmente, solo Mourinho sembra avere un’opinione sicura dopo tre giornate.”
Il mister si è detto particolarmente colpito dal Torino, attualmente in testa alla classifica. “Finalmente il Toro riassapora il gusto della leadership, anche se è solo all’inizio. Vanoli ha iniziato bene e, come tifoso granata, sono felice per questo momento. Tuttavia, il problema del presidente Cairo e il crescente numero di stranieri nel campionato rimangono critici.”
Agroppi ha espresso preoccupazioni sullo stato del calcio italiano, sottolineando la mancanza di giovani talenti italiani di alto livello e la proliferazione di giocatori stranieri.
“Bisognerebbe rivalutare tutti i settori giovanili, le attrezzature, i campi, tutte le cose che servono. Voi non lo sapete, una volta c’erano le forche, i muri, il pallone picchiava al muro e una volta lo dovevi stoppare con il destro, poi con il sinistro e così via. Poi c’erano altri attrezzi per sviluppare la tecnica, oggi conta il tempo, quanto impieghi per fare 100 metri, che fisico hai. Non ci sono più i selezionatori, anche tra i giovani la maggior parte viene dall’estero. La scuola italiana dei portieri era la migliore, oggi non ci sono più portieri bravi: noi abbiamo avuto Zoff, Lido Vieri, Albertosi, Castellini, i Galli, tantissimi portieri italiani cresciuti in Italia. Oggi non abbiamo più nessuno che sappia lavorare con i portieri e andiamo a prendere gli scarsi dall’estero che quando li vedi mi viene da piangere. Per i difensori è lo stesso, non ci sono più i Vierchowod, i Maldini, i Bergomi. Anche la nazionale, che squadra è? Quali sono i fuoriclasse della nazionale? Una volta mi divertivo con Pirlo, Totti, Del Piero, Scirea, Cabrini, Mazzola, Rivera. Io quando incontravo il Milan marcavo Rivera e non era facile, non dormivo prima della gara. Era bello da vedere giocare e anche se non tifavi per il Milan impazzivi, così come per Del Piero stesso, Antognoni, Bruno Conti, c’erano tanti giocatori fortissimi. Oggi il calcio italiano è ridicolo, è imbottito di 7-8 stranieri, ma che ne sanno della storia del Torino?”.
Le leggende del passato e la Lazio del ’74
Ricordando la Lazio del 1974, Agroppi ha esaltato la squadra di allora, definendola “meravigliosa” grazie a giocatori come Chinaglia e a un allenatore di talento come Maestrelli. Contrapposto a ciò, ha criticato il livello attuale del calcio e il sistema di formazione giovanile, suggerendo che molti allenatori non sono all’altezza e che il calcio moderno manca di autenticità e passione.
“Meravigliosa la Lazio del ’74, con un allenatore fortissimo Maestrelli e poi c’erano dei giocatori fenomenali come Chinaglia, che ho conosciuto in nazionale. Poi in nazionale avevi Riva, Domenghini, De Sisti, Rivera, dove sono oggi questi calciatori? Oggi la nazionale italiana fa ridere. I vivai per esempio bisognerebbe darli a chi sa lavorare con i giovani, non al figlio dell’amico del presidente. Io ti voglio veder lavorare sul campo, sai insegnare qualcosa ai giovani o sei solo l’amico del figlio del presidente? Io ho visto degli allenamenti ed è roba da ridere. Oggi io non mi diverto e poi ci sono le seconde voci che rompono con quei termini strani: quello non ha mai giocato al calcio, ma da giudizi. Ma chi sei? Ma come fai se non hai mai giocato? Io quando andavo in tv divertivo la gente e facevamo ascolti perché per 40 anni sono stato nel calcio e parlavo a ragion veduta. Se mi invitavano per una trasmissione di tennis rispondevo di chiamare chi se ne intende. Poi i procuratori tutti i soldi che guadagnano, due milioni di parcella per un giocatore ceduto, mavvia”.
Il giudizio su Spalletti e Sarri
Sulle attuali figure di spicco nel calcio italiano, Agroppi non ha risparmiato critiche. Spalletti, secondo lui, “non rappresenta il vero toscano” e la sua modalità di gestione delle partite lo rende meno convincente.
“Non lo sopporto. Perché non ha niente del toscano. Quando parla con quella bocchina tutta stretta, la pennina in bocca, quei passettini tutti calcolati. Il toscano vero sono io, quando parla Spalletti sembra toscano? Comunque non deve piacere a me, non è il mio allenatore ideale. Quando Spalletti allenava la Roma e a 5 minuti dalla fine mandava il suo collaboratore col foglietto da Totti a far vedere gli schemi, mi chiedo ma a 5 minuti dalla fine devi dire cosa fare a Totti? Tutto è fumo e i tifosi ci cascano. Mourinho è un altro e dice io non sono mica pirla, ma neanche noi. Incantano facendo i personaggi. Poi Spalletti ha vinto e perso come tutti gli allenatori”.
Per quanto riguarda Maurizio Sarri, Agroppi ha messo in discussione il suo metodo di lavoro.
“Maurizio va bene, ha fatto la gavetta. Lui è il piccolo scrivano fiorentino, a cosa serve anfdare in panchina e portarsi un blocco per annotare? Ma cosa annoti? In 45 minuti del primo tempo non hai a memoria quando vai nello spogliatoio 4 o 5 episodi importanti di cui devi parlare ai ragazzi? Vai lì e guardi il libretto, sembra ‘C’è posta per te’. Negli spogliatoi devi sapere tutto a memoria e guardare negli occhi i tuoi calciatori ricordando cosa hanno fatto bene e cosa hanno fatto meno bene. Devi guardarli negli occhi e devono tutti ascoltarti in silenzio. Sei più credibile così. Sarri ha fatto la sua carriera, secondo me ha buttato via uno Scudetto a Napoli, anzi non l’ha buttato via lui, l’ha buttato via la società e il presidente. Quando vinci a Torino con la Juventus non devi rientrare in nottata a Napoli con 50 mila persone che ti aspettano all’areoporto. Doveva andare in ritiro dove nessuno deve sapere dove ci si allena durante la settimana, lontano da Napoli, concentratissimi perché a Firenze poi sarebbe stata una partita difficile. L’ha perso il presidente prima di tutto e poi anche Sarri. Mi ha risposto quando gli dicevo queste cose che i calciatori si sarebbero ribellati per una settimana di ritiro. Ma lo sapete quanto guadagnano i minatori che stanno una settimana sotto terra? Lo sapete quanto guadagnano quelli che lavorano negli altiforni o chi lavora all’estero e vede le famiglie due volte all’anno?”.