Il caffè napoletano candidato a patrimonio dell’UNESCO, Napoli vuole ripetere il successo della pizza.
l caffè napoletano patrimonio dell’Unesco. Considerato da tutti il migliore del mondo, la bevanda simbolo di Napoli, e della sua cultura ha una storia che si perde nelle notte dei tempi.
Sembra strano ma quello che oggi è considerato un rituale della napoletanità, e cioè sorseggiare una tazzulella di caffè, è un’usanza che cominciò ad essere apprezzata a Napoli solo agli inizi del 1800.
La tazzina di caffè divenne sempre più gettonata nei tanti locali da caffè della radiosa Napoli della Restaurazione di primo Ottocento. E arrivò pure la cuccumella nelle case, la caffettiera napoletana che consentì a tutti di prepararsi una caffè tra le mura domestiche.
IL CAFFÈ NAPOLETANO PATRIMONIO UNESCO: LA CANDIDATURA
Il caffè napoletano potrebbe diventare patrimonio Unesco: La candidatura dell’Italia grazie ad un compromesso. Nella Sala Cavour del ministero delle Politiche agricole, si è tenuta la conferenza di presentazione della candidatura Unesco de “Il caffè espresso italiano fra cultura, socialità, rito e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli”.
Presenti tutte le componenti che avevano dato il via all’idea. Concordato un percorso comune, dal ministro Patuanelli al presidente della Regione Campania, De Luca. L’obiettivo è quello di ripetere il successo della pizza napoletana.
Stavolta la grande industria del Nord che radunava, e raduna, le aziende impegnate nella produzione e commercializzazione del caffè voleva fare la parte del padrone. Napoli ha risposto con un comitato composto dai titolari del Gambrinus Antonio Sergio, Massimiliano Rosati, Michele Sergio, Massimiliano Quintiliani della scuola di caffè napoletano.
Si è dato avvio alla sottoscrizione della Carta dei valori da parte delle comunità emblematiche di Torino, Milano, Venezia, Trieste, Bologna, Roma, Napoli, Lecce, Pescara, Palermo, Modica. «Siamo riusciti a trovare una sintesi tra le due proposte che erano state presentate e che in una prima fase sembravano inconciliabili» ha dichiarato il consigliere regionale Francesco Borrelli che ha seguito l’iter, presente all’iniziativa a Roma e tra i promotori del dossier.
IL CAFFÈ SOSPESO NAPOLETANO
La tradizione del caffè sospeso nasce a Napoli, ma oggi si sta diffondendo in molte zone d’italia.
Il caffè sospeso consiste nel pagare un secondo caffè, appunto sospeso, anziché chiedere al barista di ricevere indietro il resto, offrendo di fatto agli avventori in difficoltà della giornata una bella tazzina di caffè napoletano.
“Una volta a Napoli, nel quartiere Sanità, quando uno era allegro perché qualcosa gli era andata bene, invece di pagare solo un caffè ne pagava due e lasciava il secondo caffè, quello già pagato, per il prossimo cliente. Il gesto si chiamava “caffè sospeso”. Poi, di tanto in tanto, si affacciava un povero per chiedere se c’era un “sospeso”. Era un modo come un altro per offrire un caffè all’Umanità”.
La descrizione del caffè sospeso di Luciano De Crescenzo è quella che senza dubbio spiega meglio questa nobile usanza tutta napoletana.