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Nemmeno un tiro nello specchio nella ripresa, appena uno in tutta la partita (di Elmas) contro un portiere diciassettenne, Pessina, entrato dopo l’infortunio di Skorupski. È questa, scrive Fabio Tarantino sul Corriere dello Sport, la fotografia di un Napoli spento e senza idee offensive. Dopo le occasioni mancate contro l’Eintracht, a Bologna non è arrivato nemmeno quello: il dato dell’xG – 0,26 – racconta una squadra svuotata e incapace di creare.
Rasmus Hojlund è il simbolo di questo momento. Per Conte, è stato uno dei pochi a salvarsi: «l’ultimo ad arrendersi». Ma la sua partita è anche la più emblematica, spiega Tarantino sul Corriere dello Sport. Ha lottato da solo contro Heggem e Lucumi, cercando spazi inesistenti, senza mai ricevere un pallone pulito. Ha perso tredici duelli su diciotto, ha provato un tiro murato e poi si è spento nella frustrazione. Non segna dal 5 ottobre, ma il digiuno non è solo suo: è collettivo.
Il Napoli non segna da 291 minuti. L’ultimo gol risale al 28 ottobre (Anguissa a Lecce), l’ultimo su azione addirittura al 25 contro l’Inter. Da allora, Como, Eintracht e Bologna hanno certificato la crisi offensiva. Gli esterni, osserva ancora Tarantino sul Corriere dello Sport, restano larghi ma lontani dalla porta: Politano non segna dal 30 marzo, Neres dal 4 gennaio, Lang è ancora a secco.
A pesare sono anche le assenze di De Bruyne e Lukaku. Il primo, ko dall’Inter, era il motore verticale del gioco, l’uomo degli assist e delle giocate decisive. Il secondo, fermo da inizio stagione, resta il centravanti ideale per dare peso e connessione tra i reparti. Senza di loro, Conte ha perso due riferimenti cruciali.
Un blackout tecnico e mentale, conclude Tarantino sul Corriere dello Sport, che ha lasciato il Napoli in cerca di risposte. E lo stesso Conte, stavolta, si interroga più che mai.