Bigon: “Scudetto?È una parola innominabile, il Napoli deve avere la testa bassa e lavorare!Polemiche Juve?Non sono abituati ad avere decisioni a sfavore!”

Alberto Bigon invita la squadra a stare calma e a lavorare


L’allenatore del secondo scudetto del Napoli, Alberto Bigon è stato ospite nella trasmissione Bar Toletti,  in onda su TV Luna, dove ha commentato e raccontato il suo e il nuovo Napoli:

“Noi non volevamo mai nominare parola lì (lo scudetto, ndr) e anche Sarri la pensa come me. Oggi il Napoli si trova, sulle prime pagine di tutti i giornali,ma qualche mese fa dov’era?Il Napoli veniva considerata una squadra non forte, perché non vincente. Quindi il Napoli deve stare a testa bassa, lavorare e lavorare,  so che e difficile in una cittach3 vive di emozioni come Napoli, ma se si vuole vincere questa è la strada. La società ha fatto bene a mantenere l’ossatura della squadra dello scorso anno”

Un episodio che ha segnato la squadra del secondo scudetto

“Credo che la strada per lo scudetto è iniziata dopo la sconfitta immeritata contro la Sampdoria, che l’anno successivo avrebbe vinto lo scudetto. Comunque dopo la partita, dopo che i ragazzi si erano lavati e vestiti, li misi a sedere e gli dissi che se avessimo giocato ancora in quel modo lo scudetto non lo avremmo mai vinto, da lì tutto cambiò e riuscimmo a conquistare l’obbiettivo”

Il caso della monetina?

“È una cosa assurda, anche perché noi a stavamo pareggiando e avevamo due punti di vantaggio sul milan che vinse a Parma con un goal irregolare che andava annullato!”

Sulla Juve è le polemiche Var

“La Juve sta affrontando qualcosa a lei sconosciuta, avere due rigori a sfavore nelle prime giornate è qualcosa di unico per loro, non gli è mai successo…quindi bisogna capirli  non erano abituati a queste cose (ride,ndr)”.

Com’era allenare il Napoli di Maradona?

“Io ho allenato il Napoli non Maradona. Io avevo un gruppo non un solo giocatore. Nelle prime 5 giornate io dovetti fare a meno di Maradona e di altri giocatori importanti e riuscì a vincere 4 e pareggiarne una. Io avevo un buon rapporto con i miei calciatori”.

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