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In una lunga intervista rilasciata a Tuttosport e ripresa da NapoliToday, Edoardo Bennato ha raccontato il suo legame speciale con Diego Armando Maradona, svelando aneddoti inediti che testimoniano il lato più umano del Pibe de Oro.
«Maradona era l’esempio perfetto di un ragazzino cresciuto nella povertà che riesce a emergere. Diego l’ho conosciuto bene: nelle cose semplici si rivelava autentico. Era un adolescente che, divenuto consapevole del proprio immenso talento, si sentiva quasi in debito verso gli altri», ha spiegato Bennato. «Considerava le sue capacità una sorta di illuminazione divina e, nelle sue relazioni, privilegiava sempre le classi più disagiate. Se mangiavamo al ristorante, spesso lo vedevo alzarsi e andare in cucina per dare dei soldi ai lavapiatti».
Un Maradona generoso, legato profondamente ai più deboli, come raccontato dal cantautore napoletano che ha avuto modo di viverlo da vicino.
Il Napoli di oggi e i suoi talenti
Parlando della squadra attuale, Bennato ha sottolineato la sua ammirazione per alcuni protagonisti del Napoli: «Apprezzo moltissimo Lobotka, è fortissimo. Così come Politano e McTominay: peccato per quel palo contro l’Atalanta, un gol avrebbe potuto cambiare la storia di quella partita disgraziata…».
Il rapporto con Spalletti e la stima per Conte
Nel corso dell’intervista, Bennato ha anche raccontato il rapporto con Luciano Spalletti, attuale commissario tecnico della Nazionale: «Con Spalletti c’è un dialogo costante, molto spesso siamo insieme. È una persona straordinaria, dotata di grande ironia. Mi ha portato a mangiare fuori, sono stato ospite a casa sua durante una bellissima festa in onore del fratello Marcello. Spalletti è anche uno psicologo: riesce a tirare fuori il meglio dai suoi calciatori».
Su Antonio Conte, invece, il cantautore ha spiegato: «Non ho avuto ancora modo di conoscerlo di persona, ma so che anche lui lavora moltissimo sull’aspetto psicologico, aiutando gli atleti a dare il massimo».
La visione critica del calcio moderno
Infine, Bennato ha espresso una riflessione più ampia sul calcio attuale: «Da un lato c’è il bambino che tifava per il Napoli e sognava Luis Vinicio, dall’altro l’urbanista e il sociologo che vede il rischio di un mondo del calcio sempre più orientato al business, dove l’attività sportiva passa in secondo piano. Secondo me, ogni club dovrebbe integrare in rosa al massimo tre atleti non dell’area regionale e puntare sulle scuole calcio, sulla crescita dei giovani. Il modello Barcellona mi piace: ragazzi cresciuti nel vivaio, legati al territorio».
E con un pensiero finale di carattere sociale, Bennato ha concluso: «Il calcio è fame e fatica: spesso, chi viene da contesti disagiati trova nella rabbia positiva la spinta decisiva per emergere».