Basket: Napoli é in A2, tutti i numeri di un trionfo storico.

Basket: Napoli é in A2, tutti i numeri di un trionfo storico. É difficile, maledettamente difficile, trovare le parole per descrivere una gioia immensa come quella vissuta ieri a Montecatini. E allora proviamo a far parlare i numeri.

di Elio De Falco

1 come il soldo bucato che quasi nessuno avrebbe scommesso a luglio su questa squadra.

Dai “non arriverá a Natale”, ai “sará l’ennesimo fallimento precoce”, ai successivi “non arriveranno a marzo”, e potremmo citarne di piú. Tanti erano i sofisti pronti a bollare come impossibile l’impresa voluta da Ciro Ruggiero, tanti aspettavano il primo mezzo passo falso per poter vincere la loro personale battaglia schopenhaueriana, per poter dire “avevo ragione io”. Oggi nessuno ricorderá di averlo detto, ma giá qualcuno proverá a mettere in dubbio la soliditá del sodalizio partenopeo per affrontare la serie A2; accettiamo di giocarci una cena, perché stavolta chi sentenzia deve assumersi un rischio prima di parlare.

2 come i successi finali ottenuti dai ragazzi di coach Ponticiello.

La Coppa Italia, seppur di serie B, e la Promozione in A2. Due successi che nessuno avrebbe mai immaginato, contro squadre sulla carta piú attrezzate, con un roster pieno di esordienti. Ma due anche come gli attributi che questa squadra ha saputo mettere in campo nei momenti critici come nella cruciale Gara 4 di Cassino, con il fattore campo perso in Gara 1, una gara da dentro-fuori rimontata e portata a casa con il carattere indomito di chi é in missione.

3 come i palazzetti girati in stagione per giocare in casa.

Era stato promesso il PalaBarbuto, ci si é ritrovati a Cercola, prima, a Casalnuovo, poi, e solo a dicembre, per la sfida contro Valmontone, il Cuore ha ritrovato la propria casa. Di mezzo tre (il caso ci aiuta a scrivere) mesi passati tra burocrazia, lavori improvvisamente ritenuti necessari, giochi amministrativi che farebbero impallidire piú di un teorico delle politiche pubbliche (Bardach perdonaci, siamo capaci di inventarne altri 16 in Italia), dubbi e frustrazione. Poi la coincidenza con la Vesuvio Cup che ha privato i cestisti dal cuore azzurro del Palabarbuto proprio in occasione di Gara 1 della finale contro Palestrina. Ma loro hanno vinto lo stesso, “Cuore (e palle) Napoli Basket” lo chiamano alcuni.

4 Come le partecipanti alla Final 4 di Montecatini.

Ne passavano 3, Napoli ha preso l’ultimo biglietto utile. Perché Orzinuovi, con cui ha perso sabato, era una corazzata che aveva imparato la lezione della finale di Coppa Italia. Perché, se non si soffre, che gusto c’é? Cuore, un nome, una garanzia; le coronarie stanno ancora riprendendosi dal finale tribolato contro Bergamo, con Napoli che ha dovuto vincere la partita almeno tre volte, scappando a +7 palla in mano ma sprecando i possessi che avrebbero potuto chiudere anzitempo le ostilitá. A qualcuno ricorderá un’altra finale di 11 anni fa, avversaria la Virtus Roma che le canotte biancoblú ritroveranno la prossima stagione.

5 Come le gare necessarie per aver ragione di Cassino.

La serie piú dura, l’inizio shock con l’inopinata sconfitta casalinga in Gara 1, la gabbia in cui sono stati rinchiusi i tifosi azzurri nel palazzetto del sodalizio ciociaro. La serie delle polemiche, delle provocazioni, della rimonta in Gara 4, del sindaco ultrá per un pugno di voti, delle botte in campo ma degli abbracci tra i giocatori (imparassero certi dirigenti cassinati dai loro tesserati) alla fine di Gara 5.
Una menzione speciale va a Simone Bagnoli, avversario duro, durissimo, ma di una sportivitá encomiabile.

6 i fallimenti in 8 anni.

Dall fallimento della SS Basket Napoli, targata Maione (che tralaltro aspetta ancora che gli paghino gli anticipi per ricostruire il Mario Argento), ad oggi. Papalia, Cirillo, Calise, Minopoli e la fusione con S.Antimo, Balbi e Muro, tutti progetti poi naufragati per un motivo o un altro, spesso anche perché vincolati alla ricostruzione del palazzetto le cui rovine intristiscono ancora chi passa per Viale Giochi del Mediterraneo. Del Mario Argento ancora non si sa nulla, qualcuno dica all’amministrazione che non di solo calcio si vive.

8 Come le sconfitte in ben 42 partite giocate tra Regular season, Play Off, Coppa Italia e Final 4.

Mai due stop consecutivi, questa squadra due partite di seguito non le sbaglia mai. E proprio quando le percentuali sembrano girarti contro vengono fuori fattori come il carattere, l’intelligenza cestistica, il talento di un roster che é la viva immagine del suo coach.
Ponticiello ha creato un bunker, una squadra che raramente subisce 70 o piú punti, lasciando spesso gli avversari sotto quota 60. E quando la palla proprio non ne vuol sapere di entrare, proprio come accaduto a Montecatini, stringere le maglie diventa fondamentale.
Applicazione maniacale, con l’aggiunta del talento di capitan Maggio, dell’esperienza e della bidimensionalitá di Njegos Visnjic, dell’esplosivitá di Nikolic, delle bombe pesanti di Barsanti.

9 Il mitra Barsanti. Le vittorie necessarie nei Play Off.

Il Barsa, proprio lui, che puó essere totalmente fuori ritmo, puó aver sparacchiato dall’arco con mira discutibile per 3/4 di gara, ma che quelle importanti difficilmente le manda fuori bersaglio. Connessione speciale, per lui, con capitan Maggio, sempre il primo ad incoraggiarlo nei momenti critici. Negli occhi la lucida follia con cui finta una tripla e serve l’assist extra lusso per Nikolic in quel di Palestrina: giocata decisiva, nel momento piú delicato della serie.

Nove erano anche le vittorie necessarie nei Play Off, Final 4 compresa. Senigallia, Cassino, Palestrina, Orzinuovi e Bergamo, le avversarie affrontate. Solo contro i bresciani, vendicatisi della sconfitta in finale di Coppa, le canotte biancoblu hanno dovuto arrendersi, ma lí c’era ancora una possibilitá, puntualmente sfruttata il giorno dopo.

10 e lode, é il voto a tutti.

Squadra, staff tecnico, societá, meritano tutti il massimo dei voti per aver costruito dal nulla un progetto vincente. Ha ragione Coach Ponticiello, questa é stata un’impresa storica: per le premesse di partenza, per i valori sulla carta che, grazie al cielo, lo sport ama sovvertire quando si scende in campo, per aver risvegliato una passione che pareva ormai defunta e invece era solo sopita.

11 giugno 2017, il giorno della festa.

Ma quanta sofferenza! Bergamo non muore mai, resta in scia, per un momento mette pure il naso avanti, trascinata dall’ex Azzurro Napoli Simone Berti, da Pullazzi, dal vecchio volpone Dimitri Lauwers – ex Scafati – che hanno fatto tribolare i 400 napoletani presenti in Toscana. Peró dall’altro lato si sono trovati contro un Visnjic ai limiti dello Shackelfordiano (fateli voi 31 punti e 13 rimbalzi in una partita decisiva come questa).

13 appunto, i rimbalzi di Visnjic contro Bergamo.

Uscito per falli contro Orzinuovi, dopo una prestazione non da lui, l’uomo attorno a cui gravita lo stato emotivo di tutta la squadra ha stupito ancora una volta i teorici dell’etá come fattore limitante dall’alto delle sue 38 primavere. Domina sotto le plance, viene fuori nei momenti topici del match, quelli in cui la palla pesa tre quintali ed il canestro lo vedi piccolo come la cruna d’un ago. Chiamatelo pure “Uomo della Provvidenza”, Njegos vede e provvede…e porta a scuola i pariruolo.

20 i Carabinieri schierati “a guardia” dei tifosi napoletani.

Nessun presidio nella zona dei bergamaschi. Piccoli episodi di pregiudizi quotidiani, tranquilli che non mordiamo. Tifiamo, cantiamo, esultiamo, imprechiamo, qualcuno tirerá giú qualche santo scandalizzando qualche religioso praticante, ma non mordiamo. I bergamaschi peró scendevano quasi in campo a protestare. Tra gabbie e scorta, peró, risponderemo sempre con l’ironia, chiedere a Cassino.

22 Capitan Maggio.

Il figliol prodigo ripete l’impresa riuscitagli a Forlí, ma stavolta da profeta in patria, e sappiamo quanto sia difficile. Giá vicino al Palabarbuto in annate passate, aveva avuto dubbi sui progetti presentatigli, ed aveva avuto ragione. Quando ha capito che si faceva sul serio é stato il primo a salire sulla barca.
Di lui ricorderemo l’eroica finale di Coppa Italia, che ha giocato con una distorsione, ma anche il polso fermo al timone anche quando il mare era in tempesta.
Ora per lui si apre lo scenario di categorie viste solo da ragazzino raccattapalle. Un sogno che ha conquistato da protagonista. Che siano altri, ora, a seguire il suo esempio.

25 Stefan Nikolic.

Esordiente con l’argento vivo addosso. Mvp di Coppa Italia, miglior under del campionato, il ragazzo serbo di proprietá di Capo d’Orlando ha incantato con la sua energia. L’alley-oop in asse con Maggio che chiude Gara 2 contro Palestrina é un cioccolatino per gli amanti del basket. Scartare e lasciare che si sciolga in bocca.
Dovrebbe rimanere almeno un altro anno alle falde del Vesuvio, poi chissá.

32 I paganti alla prima partita in casa della stagione.

La vittoria é merito innanzitutto loro. 32 pionieri, 32 che ci hanno creduto dall’inizio ed hanno sostenuto questa squadra. Questa promozione é piú loro che di chiunque altro. Astenersi chi ora vorrebbe salire sul carro del vincitore e prendersi meriti non propri. Verrá sempre dopo di loro.

38 gli anni appena compiuti da Visnjic.

Come? Cosa? 38 anni? Ma siete sicuri? L’abbiamo detto prima ma “repetita iuvant”, qualcuno chiami i teorici del “non reggerá nemmeno 5 minuti il campo”, del “é vecchio” ed altre amenitá da salotto dette senza aver visto 30 secondi di questo giocatore immenso. Chioccia per il giovane Nikolic, uomo a cui affidare un tiro pesante, totem a rimbalzo, qualcuno lo cloni prima che commetta la follia di appendere le scarpe al chiodo!

3000 i tifosi presenti al Pala Barbuto per gara 5 contro Cassino.

É questa la vittoria piú grande di Ruggiero. Aver risvegliato la passione per la palla a spicchi. E l’ha fatto senza proclami, senza false promesse, ma con lavoro, serietá, competenza. E proprio la competenza é il filo conduttore della gestione dell’imprenditore di origini cilentane: con Pino Corvo in cabina di regia e personalitá come Sbaragli ed il coach Ponticiello – premiato come miglior coach del campionato –, il Cuore Napoli Basket é un mix tra la passione irrazionale di chi ha voluto remare controcorrente ed il raziocinio di chi ha saputo dove e come mettere i remi per arrivare ad un porto sicuro. Un porto che si é andato ripopolando sull’onda delle gesta di una squadra fatta da uomini, prima ancora che da giocatori.

7000 i like alla pagina ufficiale del club.

Un’onda anomala che ha sconvolto il mare calmo, troppo calmo, del torpore di una piazza che credeva di aver perso definitivamente il basket. Un’onda generata dalla societá, dalla squadra e dai tifosi della prima ora che hanno coinvolto sempre piú gente. Ora il basket é tornato di moda.

1 Milione di grazie a questi ragazzi.

Hanno conquistato la Serie A2, hanno conquistato una cittá che sembrava impossibile da riavvicinare alla palla a spicchi, hanno conquistato il nostro cuore. Un milione di grazie a societá e staff, un milione di grazie al Coach Ponticiello, l’uomo che ha portato il rock dalla musica alla difesa, un milione di grazie, e forse non basterá, ad ogni singolo giocatore, anche a chi ha avuto pochi minuti in campo, ma che li ha sfruttati al meglio per contribuire ad un’impresa fantastica.

 

Una richiesta a chi di dovere: date un palazzetto alla cittá e a questa squadra. Un palazzetto degno di tal nome. La normativa FIP sta virando verso requisiti minimi di capienza per l’accesso alle serie maggiori ed ai Play-Off, Ruggiero merita che si chieda un prestito al CONI per ridare a Napoli un impianto che sia all’altezza. Sindaco ed Assessore, fate l’impossibile!

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