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Calcio Napoli

Allenatore e squadra, i segreti del nuovo rapporto

Come ricostruisce Antonio Corbo su Repubblica Napoli, sono passati appena trenta giorni da quella domenica di sconforto, quando Antonio Conte, con la voce spenta, denunciò pubblicamente la mancanza di energia e di ascolto dopo la quinta sconfitta della stagione. «Non sono più disposto ad accompagnare i morti», disse allora. Sembrava l’inizio della fine.

L’altra sera, invece — racconta ancora Antonio Corbo su Repubblica Napoli — Conte ha fatto il giro delle televisioni per ringraziare i giocatori. Tre volte «grazie», sottolineando «personalità e responsabilità». Due parole chiave che spiegano la metamorfosi del tecnico: un uomo che ha reinventato il proprio metodo di lavoro, modificando relazioni, approccio e conduzione del gruppo.

Secondo quanto riferisce Antonio Corbo su Repubblica Napoli, il periodo trascorso a Torino durante il suo momentaneo esilio emotivo è stato un punto di rottura. Conte era stanco, svuotato, depresso. Si era caricato il Napoli sulle spalle: mercato, disciplina, intrusioni, allenamenti, ogni dettaglio. Perfino l’hotel del ritiro lo aveva controllato in prima persona, passando una notte intera a verificare ingressi e personale prima di dare il consenso alla società.

La svolta è arrivata dopo il rientro a Napoli, quando — come evidenziato da Antonio Corbo su Repubblica Napoli — si è arrivati a un confronto preparato, delicato ma liberatorio. Conte è andato oltre le aspettative: ha sfidato la squadra, ha ascoltato i giocatori che si lamentavano di orari e carichi di lavoro, e ha trasformato il modello interno. Non più un comando verticale, ma un sistema condiviso, una forma di autogestione vigilata. Da qui i due giorni di riposo concessi dopo la vittoria con la Juventus: un tempo sarebbe stato impensabile.

«Responsabilità e personalità»: questo è il nuovo patto tecnico ed emotivo. Una rivoluzione rispetto al vecchio Conte, quello che rispose con durezza al broncio di De Bruyne dopo una sostituzione («Ha sbagliato persona»).

Tra cinema e calcio, il finale potrebbe sembrare un film: De Laurentiis, produttore da 400 pellicole e 15 David di Donatello, guida una società che quest’anno celebra i 50 anni della Filmauro e, fra marketing e risultati, potrebbe trasformare il “Caso Conte” nel prossimo successo da copertina.

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redazione