Lo sapevi che: A Pompei fu inventato ll primo bed and breakfast della storia

A Pompei fu inventato ll primo bed and breakfast della storia. Era la casa di Iulia Felice confusa per anni per un bordello, poi la scoperta.

Di. A.Palumbo- Le donne di Napoli

ll primo bed and breakfast della storia

Iulia Felice: La prima nobildonna pompeiana riapparsa sulle iscrizioni graffite sui muri, famosa per la bellissima casa che per molto tempo fu confusa per un bordello di Venere a causa di un’iscrizione che recitava:

“Nella proprietà di Iulia Felice, figlia di Spurio, si affittano un bagno degno di Venere e dei cavalieri giudici (di Pompei), botteghe, balconi e soffitte dalle prime Idi di Agosto fino alle seste Idi di Agosto, per cinque anni di seguito. Trascorsi cinque anni il contratto si rinnova consensualmente”.

A Pompei quando si parla di donne e di Venere vanno tutti in visibilio, anche gli archeologi.

Iulia era Felice sì, ma non in quel senso. E più che una maitresse tenutaria di bordello fu probabilmente una straordinaria imprenditrice che trovò nel bed and breakfast ante litteram un ottimo modo per superare la crisi d’alloggi dovuta al terremoto del ’62.

Pare che in tutta questa storia, un “si loca” abbia fatto la differenza. In quel “si loca” gli umanisti lessero sesso e piacere, meretricio d’autore come solo nella città rossa si poteva godere. Ma il fatto era tutt’altro:

Trent’anni prima dello scoppio del Vesuvio, un violento terremoto aveva scosso le viscere vesuviane. In molti rimasti senza casa si spostarono nei luoghi vicini, altri cercarono alloggi d’occorrenza.

La casa di Iulia Felice

Sulla strada, la casa di Iulia veniva dopo quella Casa di Venere dal grandioso dipinto sulla parete di fondo del peristilio. E Iulia Felice, con quel nome di ubertosa bellezza, avrebbe dovuto essere una splendida prostituta in pensione, nel quartiere periferico, in quella casa con bagno e giardino fuori mano con chissà quali segrete voluttà d’alcova.

Il malcostume pompeiano era ricaduto su di lei, fraintendendo quel venerium, convertendolo nell’improprio mestiere di intrattenitrice. «Eppure nessuna interpretazione fu più falsa e calunniosa di questa, e nessuna colpa fu più ingiustamente attribuita» (A. Maiuri). Durante il primo ritrovamento tra il 1755 e il 1757 si trovò un documento di locazione per cui: «Nella proprietà Iulia, figlia di Spurius Felix, affitansi bagno elegante per gente perbene, botteghe con abitazione soprastante, appartamenti al primo piano, dal 1° Agosto prossimo fino al 1° Agosto dell’anno sesto per cinque anni. Alla fine del quinquennio il contratto scade».

Oltre alle tabernae e ai quartierini d’alloggio, all’ammezzato al primo piano, Iulia locava un bagno, un balenum venerium et nongentum, dove era stato facile fraintendere il senso dei due sostantivi:

«l’uno (nongentum) s’interpretò come un numerale (novecento) iperbolicamente allusivo all’immenso numero ditabernae che Giulia avrebbe posseduto; l’altro (venerium) s’intese come un termine fin troppo chiaramente allusivo al bagno di una casa di piacere».

spiegare il nongentum ci volle l’autorità di Theodor Mommsen: era un nomignolo prezioso che si dava ai diribitores, agli scrutinatori delle urne elettorali, scelti tra il fior fiore dei cittadini, sinonimo di gentiluomo; e «a spiegare il venerium c’è voluto molto meno, è bastata la mia modesta persona», afferma Amedeo Maiuri, noto archeologo; «balneum venerium equivale semplicemente a un bagno degno di Venere, munito d’ogni comodo: quella perfezione per il corpo e la bellezza degna di una dea e tutte quelle donne con esigenze all’altezza di una dea».

La prima imprenditrice

Quel “si loca” altro non era che la strategia dell’intraprendente domina che, nel periodo di crisi, aveva deciso di mettere in atto, sub affittando una parte della sua proprietà: l’elegante bagno privato, botteghe e appartamenti, a chi avesse deciso di rimanere in città.

Iulia non volle perdere, il terremoto aveva sconquassato anche la sua proprietà, e da vera imprenditrice che cavalca il business, aveva pensato di rimettere tutto a nuovo.

E la immaginiamo così, perfetta padrona di casa, attenta che le stanze siano pulite, i calici colmi di vino, che l’acqua fluisca abbondante dalle fontane.

«[…] la prima nobildonna riapparsa in quei gran registri dell’anagrafe pompeiana che sono le iscrizioni dipinte o graffiti sui muri, la quale seppe farsi la casa così ricca e adorna di belle sculture e pitture da darmi il gusto di riscoprirla dopo poco meno di due secoli dalla settecentesca, prima scoperta» (A. Maiuri).

 

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